Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XXII – 18 ottobre 2025.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del
testo: BREVI INFORMAZIONI]
Sclerosi Multipla Progressiva (PMS): scoperta
una nuova cellula associata alla glia infiammatoria. Bongsoo
Park e colleghi con un metodo multiomico hanno
scoperto una nuova cellula, simile a quelle della glia radiale (DARG), che
costituisce una sub-popolazione nelle linee cellulari della PMS, caratterizzata
da senescenza e potente risposta all’interferone indotta da specifici fattori
di trascrizione. Gli autori dello studio ipotizzano che questa sub-popolazione,
capace in vitro di trasferire senescenza e infiammazione in cellule di
controllo, possa prendere parte alla costituzione di un asse cellulare
sottostante i meccanismi di neurodegenerazione. Le DARG, nelle lesioni
cronicamente attive di pazienti affetti da sclerosi multipla ad andamento
progressivo, sono spazialmente associate alla glia infiammatoria. [Cfr. Park B. et al., Neuron – AOP doi:
10.1016/j.neuron.2025.09.022, Oct. 10, 2025].
Disturbi dello spettro dell’autismo (ASD):
nuovo target per trattare la neuroinfiammazione. Gli
esosomi hanno un ruolo accertato nella patologia del sistema nervoso centrale,
ma finora non è stato definito il loro rapporto con le alterazioni presenti nei
disturbi pervasivi dello sviluppo con sintomatologia di ASD. Un nuovo studio di
Zhen Zheng e colleghi ha accertato che il miR-30b-5p plasma-esosomiale
attenua la neuroinfiammazione in un modello sperimentale di ASD, modulando EGFR
mediante la via di segnalazione MAPK e la segnalazione del calcio. Dunque, miR-30b-5p
si candida a nuovo bersaglio terapeutico per ridurre la neuroinfiammazione nei
casi di ASD. [Cfr. Frontiers in Psychiatry AOP
doi: 10.3389/fpsyt.2025.1630782, 2025].
Malattia di Alzheimer: il ruolo patologico
delle alterazioni degli organuli neuronici. Ju
Gao e colleghi hanno realizzato una rassegna esaustiva in questo senso e molto utile
per la comprensione delle disfunzioni che esulano dal danno amiloide e tau
nelle fasi iniziali e intermedie della neurodegenerazione. Sono descritte
alterazioni di mitocondri, reticolo endoplasmico, lisosomi, apparato di Golgi e
perossisomi; tali danni causano insufficienza energetica, perturbazione della proteostasi, deficit di traffico endocellulare, elevato stress,
sia ossidativo sia ER. In parallelo, le alterazioni negli organuli sprovvisti
di membrana compromettono la regolazione RNA, la sintesi proteica e le risposte
allo stress cellulare. La rassegna non si limita a fornire i dati relativi
ai danni accertati dagli studi più autorevoli, ma suggerisce interpretazioni su
come tali disfunzioni contribuiscano alla patogenesi, alla fisiopatologia e all’evoluzione
infausta della neurodegenerazione. [Cfr. Gao J. et al., Organelle
– AOP doi: 10.61747/0ifp.202503005, 2025].
Nuova tecnica MRI valuta il ruolo della
clearance del CSF nella neurodegenerazione. Scoperte recenti
attribuiscono agli spazi perivascolari colmi di fluido cerebrospinale (CSF) il
ruolo di canali della clearance cerebrale. Molte malattie neurologiche
sono caratterizzate dall’accumulo di proteine tossiche nel cervello, e si
ritiene che in molti casi di malattie neurodegenerative una clearance
impropria o inefficace possa avere un ruolo importante nella patologia.
Matthias J. P. van Osch, Lydiane
Hirschler e numerosi colleghi hanno messo a punto una
nuova tecnica applicata alla metodica della risonanza magnetica (CSF-selective T2-prepared REadout
with Acceleration and Mobility-encoding), che
consente una misura accurata della mobilità del CSF nell’uomo.
I ricercatori hanno rilevato alterazioni
regionali specifiche nell’angiopatia amiloide cerebrale – un disturbo
associato a un’alterazione della clearance – e propongono l’impiego di questo
nuovo strumento di studio e diagnostico, oltre che nelle malattie
neurodegenerative, nello studio del sonno. [Cfr. Hirschler L., et al., Nature Neuroscience – AOP
doi: 10.1038/s41593-025-02073-3, October 14, 2025].
La percezione tattile aggiunta a quella
acustica di una musica produce effetti emozionali. Aggiungere
la percezione aptica a quella meramente acustica di una musica è noto
che accresce l’intensità dello stimolo e migliora la capacità di
localizzazione, di riconoscimento e discriminazione dal rumore ambientale, ma
finora non è stato determinato l’effetto sulla risposta emozionale. Naama Schwartz e colleghi hanno condotto uno studio, che ha
evidenziato 1) rinforzo aptico: sentire la musica anche attraverso le
vibrazioni che produce trasmesse al corpo, determina aumento del gradimento e delle
emozioni positive; 2) connessione personale: l’effetto è maggiore quando
le musiche sono le più amate dagli ascoltatori, ed è caratterizzato da più
intensa risonanza emozionale; 3) potenzialità terapeutica: l’esperienza
riduce l’ansia e suggerisce varie forme di impiego a fini terapeutici. [Cfr.
Frontiers Virtual Reality. AOP – doi:
10.3389/frvir.2025.1592652, 2025].
Topi maschi molto esercitati trasmettono
la propria forma fisica ai figli per via epigenetica. La
forma fisica ottenuta con un intenso allenamento quotidiano può essere
trasmessa da un topo maschio alla sua progenie di sesso maschile, naturalmente
non via DNA, in quanto si tratta di un carattere acquisito, ma via microRNA
(miRNA). Infatti, recentemente è stata identificata la via dei miRNA per la
trasmissione epigenetica: i miRNA veicolanti i codici degli aggiustamenti
necessari alla “forma atletica” sono trasmessi dal padre attraverso gli
spermatozoi alle ovocellule fecondate. I ricercatori cinesi autori dello studio
hanno rilevato l’assenza dei benefici atletici nei nipoti dei maschi
trasmettitori e la completa mancanza di trasmissione della forma fisica nella
linea femminile [Cfr. Science – AOP doi: 10.1126/science.z1parb4, 2025].
Malattia di Alzheimer nei delfini:
recenti evidenze individuano una causa di neurodegenerazione cerebrale. Non
vi sono evidenze e dimostrazioni che alcuni processi patologici che evolvono in
neurodegenerazione cerebrale nel delfino si possano considerare degli autentici
equivalenti della malattia di Alzheimer umana, caratterizzata da placche
amiloidi extracellulari e degenerazione neurofibrillare tau intraneuronica.
Tuttavia, l’accostamento proposto da vari biologi marini non è del tutto
infondato. Wendy Noke Durden
e colleghi coordinati da David Davis, sapendo che lo sviluppo di alghe dannose (HAB,
da harmful algal
blooms) dovute al cambiamento climatico planetario costituisce uno dei
maggiori fattori chiamati in causa per questa neuropatologia dei delfini, hanno
esaminato l’esposizione ad HAB del trascrittoma cerebrale di questi amati
mammiferi marini che vivono nella Florida’s Indian River Lagoon.
I
ricercatori hanno trovato che l’acido 2,4-diaminobutirrico, una neurotossina
prodotta dalle HAB, al tempo della “fioritura” era 2900 volte più concentrata
nel cervello dei delfini rispetto al periodo precedente. Ben 536 geni erano
espressi in maniera diversa in questi delfini; la maggiore espressione di
questi geni causava danno alle sinapsi GABAergiche, alterazioni della membrana
basale e aumento di fattori di rischio per la malattia di Alzheimer, con un
grado di rischio crescente al crescere del numero di stagioni di fioritura. [Cfr.
Communications
Biology – AOP doi: 10.1038/s42003-025-08796-0, 2025].
La nottola maggiore ghermisce e divora in
volo uccelli migranti nel cuore della notte. Lo scorso 20
settembre nelle notule abbiamo presentato la scoperta degli abbracci e della
condivisione del cibo fra membri della crudele specie dei vampiri spettro (Vampyrum spectrum),
questa settimana riportiamo la scoperta dell’orribile e straziante caccia
notturna in volo di uccelli canterini da parte della nottola maggiore, un
pipistrello dall’apertura alare che raggiunge i 40 cm. La
nottola gigante o nottola maggiore (Nyctalus
lasiopterus) è un pipistrello della famiglia dei
Vespertilionidi comune in Asia, Africa ed Europa, presente anche in Italia, al
nord e all’estremo sud.
Era stato trovato DNA di uccelli, quali
pettirossi e altri passeracei migratori, nel guano di questi animali, ma finora
non era stato possibile definire con precisione i modi e i tempi in cui avviene
la caccia di questi volatili; ora, Stidsholt e
colleghi, impiegando sensori hi-tech, sono riusciti a registrare gli
eventi di caccia in volo e, a corredo del loro studio pubblicato su Science,
forniscono video in cui è possibile sentire i rumori dell’aggressione e il
cinguettio disperato dell’uccellino sbranato e divorato vivo, nel cuore della
notte. L’esame delle registrazioni consente di rilevare che i pipistrelli
nell’attacco emettono i loro forti ronzii “alimentari” che, essendo suoni di
altissima frequenza, non possono essere percepiti dagli uccelli, i quali,
appena avvertono l’avventarsi del predatore, per sfuggire tentano complicate
manovre, come il volo a spirale.
Danilo Russo, ecologo dei pipistrelli
dell’Università Federico II di Napoli, commentando questo studio, ha
sottolineato che si tratta della prima documentazione in assoluto di questa
caccia e consumazione del pasto in volo da parte della nottola maggiore. [Cfr.
Science – AOP doi: 10.1126/science.adr2475, 2025].
Il DNA di un “mammut colombiano” in
Messico propone inattesi misteri genetici. Per la prima
volta a latitudini tropicali è stato sequenziato l’antico DNA di un mammut
colombiano (Mammuthus columbi), che ha
rivelato inspiegabili modificazioni genetiche, rispetto alla varietà nordica
tipica del Canada e di alcune regioni USA (Mammuthus
primigenius); tali cambiamenti lo hanno reso adatto a vivere in zone
tropicali e sub-tropicali. Gli studi sui fossili hanno portato alla conclusione
che columbi e primigenius sono coesistiti e probabilmente vi sono
stati anche incroci tra loro, ma non si spiegano i modi dell’evoluzione che
hanno determinato lo sviluppo dei nuovi adattamenti. Noi notiamo che la
maggiore altezza (oltre 4 metri) aiuta nella dispersione del calore ma, al di là
di questa pista per ricostruire una semplice modificazione genica dettata dalla
pressione selettiva della maggiore temperatura, non riusciamo ad andare con l’immaginazione.
Naturalmente da un punto di vista neuroscientifico è di estremo interesse conoscere
la base genetica dei comportamenti del tutto diversi tra animali ibernanti
sotto la neve e animali esposti al sole tropicale in ambienti con fauna e flora
del tutto differenti. [Fonte:
Jeanne Timmons in LIVESCIENCE e BM&L-International, October 2025].
Notule
BM&L-18 ottobre 2025
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